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La religione cristiana, quando viene predicata alle masse dai suoi massimi esponenti, caratterizza se stessa attraverso valori che parlano di amore, solidarietà e fratellanza universale. Una propaganda che, partendo dai discorsi del Papa e arrivando fino ai sermoni del più sperduto curato di campagna, ha accreditato le idee di chi si considera erede del messaggio di Cristo come le uniche valide rispetto alla domanda di democrazia e libertà avanzata dal mondo contemporaneo. Ma al di là di tanti bei discorsi, la ricerca di Helen Ellerbe svela l'esistenza di un lato oscuro della storia del Cristianesimo in cui, nel nome della fede, non si è esitato a uccidere, perseguitare e discriminare qualsiasi persona o idea ritenuta scomoda. Un modo di agire che, nel corso del tempo, ha coinvolto Papi e intellettuali, teologi e preti, religiosi e governanti assetati di potere e di denaro. In questo modo, la Chiesa ha avallato le manovre politiche più spregiudicate, ha dichiarato guerre religiose combattute, in realtà, soltanto in nome del dio denaro, ha mandato al rogo persone di volta in volta dichiarate "eretiche" e, ricorrendo a qualunque mezzo, ha messo a punto una vera e propria macchina destinata al controllo della spiritualità: un sistema di censura e persecuzione operante in tutti i continenti e attivo a tutti i livelli sociali.